La prevenzione delle PATOLOGIE DA CALORE nei luoghi di lavoro

Pubblicata il: 05/06/2023

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha stimato un eccesso di 250.000 decessi per anno a causa dell’impatto dei cambiamenti climatici nel periodo 2030 - 2050, e numerosi studi epidemiologici hanno mostrato la rilevanza degli effetti sulla salute, in particolare in gruppi di soggetti vulnerabili, in associazione con l’aumento dell’intensità e della frequenza delle ondate di calore e con gli eventi climatici estremi.

Come stabilito dal D.Lgs. 81/08, è compito e cura del Datore di Lavoro - tramite il Servizio di Prevenzione e Protezione - l’individuazione delle procedure specifiche per l’attuazione delle misure ivi descritte, nonché dei ruoli dell’organizzazione aziendale che vi debbono provvedere e a cui devono essere assegnati unicamente soggetti in possesso di adeguate competenze e poteri.

Tale normativa di riferimento, pur non trattando in maniera specifica tale rischio, prevede comunque degli obblighi a carico delle aziende ed in particolare del Datore di Lavoro, anche per quanto riguarda le possibili condizioni meteoclimatiche avverse come nel caso delle ondate di calore.

Si riportano di seguito delle raccomandazioni mirate ad un'efficace pianificazione degli interventi aziendali in materia di prevenzione del rischio microclima, da adottare nell’ambito della specifica organizzazione del sistema di prevenzione aziendale (ai sensi dell’art. 2 comma 2del D.Lgs. 81/08).

  1. Designare un responsabile presente sul luogo di lavoro, che potrà anche coincidere con il preposto, per la sorveglianza delle condizioni meteoclimatiche che sovrintenda sull’attuazione delle misure di tutela specifiche in caso di insorgenza delle condizioni di stress termico e intervenga sulle eventuali misure di prevenzione da adottare per prevenire gli effetti dello stress da caldo sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori.
  2. Identificare i pericoli cercando di riconoscere i rischi legati al caldo e alle patologie da calore, dovute agli effetti di alte temperature, elevata umidità, esposizione al sole o ad altre fonti di calore, alle esigenze lavorative, agli indumenti di lavoro, ai dispositivi di protezione individuale (D.P.I.) e a fattori di rischio personali.

Gli strumenti di identificazione includono l’utilizzo di piattaforme previsionali di allerta da caldo specifiche per i lavoratori, come quella messa a punto nell’ambito del Progetto WORKLIMATE (https://www.worklimate.it/scelta-mappa/), in grado di fornire previsioni personalizzate sulla base dell’attività fisica svolta dal lavoratore e dell’ambiente di lavoro in cui si va ad operare (es. esposizione al sole o in zone d’ombra).

Alla fase di screening preliminare, al fine di individuare le condizioni di criticità, dovrà seguire un adeguato piano d’azione, a partire dalla tutela dei soggetti più a rischio, per l’individuazione delle misure di prevenzione da adottare. Anche nel caso di appalto di lavorazioni, i committenti sono responsabili del rispetto delle norme per la prevenzione e protezione della salute e sicurezza dei lavoratori, tenendo conto anche del rischio associato al caldo, con particolare riferimento agli interventi di primo soccorso.

  1. Effettuare una idonea formazione con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza dei lavoratori sugli effetti sulla salute dello stress da caldo e sulle misure di prevenzione e protezione da adottare. Deve comprendere raccomandazioni sugli abiti preferibilmente da indossare, sull’importanza di mantenere un ottimo stato di idratazione e un’alimentazione equilibrata, sui fattori di rischio individuali e la gestione dei sintomi delle patologie da calore, come prevenirne l’insorgenza e come e quando riconoscere i sintomi.
  2. Attuare strategie di prevenzione e protezione individuale per i lavoratori, legate al mantenimento di una corretta idratazione e all’utilizzo di idoneo abbigliamento da lavoro. Rendere pertanto sempre disponibile e facilmente accessibile acqua potabile da bere e acqua per rinfrescarsi. In situazioni di esposizione al caldo, i lavoratori dovrebbero essere incoraggiati a bere circa un litro d'acqua ogni ora, ovvero circa un bicchiere d’acqua ogni quindici minuti. Bere solo quando si ha sete può andare bene nei giorni freschi, ma non in occasione di un’ondata di calore, o, in generale, dell'esposizione a temperature elevate. Dall’altro canto, bisogna evitare di esagerare, e quindi di bere più di 1,5 litri di acqua in un’ora, poiché l’eccesso di liquidi provoca carenza di sali minerali e può causare effetti negativi sulla salute. Per quanto riguarda invece l’abbigliamento da lavoro, consigliare ai lavoratori di indossare, se possibile, abiti leggeri in fibre naturali, traspiranti e di colore chiaro e che ricoprano buona parte del corpo e consigliare di indossare se possibile un copricapo con visiera o a tesa larga e occhiali da sole con filtri UV.
  3. Riorganizzare i turni di lavoro, modificando gli orari di operatività riducendo l’esposizione dei lavoratori nelle ore più calde (ad es. pianificazione di attività che richiedono un maggiore sforzo fisico durante i momenti più freschi della giornata; riprogrammazione delle attività che non sono prioritarie e che sono da condursi all'aperto in giorni con condizioni meteo- climatiche più favorevoli).
  4. Rendere disponibili e accessibili aree completamente ombreggiate per lo svolgimento delle pause. Pianificare pause brevi ma frequenti in luoghi ombreggiati non causa perdite di produttività, ma anzi, ci sono evidenze che in assenza di pause pianificate il ritmo di lavoro si rallenta e aumenta il rischio di errore umano.
  5. Favorire il processo di acclimatazione dei lavoratori. L'acclimatazione consiste in una serie di modificazioni fisiologiche che consentono all’organismo di tollerare la conduzione di mansioni lavorative in condizioni di esposizione a temperature elevate. Si ottiene aumentando gradualmente i carichi di lavoro e l'esposizione al calore dei lavoratori e favorendo l’effettuazione di frequenti pause per l'approvvigionamento di acqua e il riposo all'ombra.
  6. Promuovere il reciproco controllo dei lavoratori soprattutto in momenti della giornata caratterizzati da temperature particolarmente elevate o, in generale, durante le ondate di calore. In caso di insorgenza di segni e sintomi di patologie da calore, un compagno vicino potrà chiamare i soccorsi indicando il luogo esatto in cui vengono svolte le lavorazioni.
  7. Prima dell’esposizione dei lavoratori al calore è importante sviluppare con la collaborazione del Medico Competente e del R.S.P.P. un piano di sorveglianza per il monitoraggio dei segni e dei sintomi delle patologie da calore e di risposta alle emergenze, per favorire precocemente la diagnosi e il trattamento. Il piano deve includere informazioni su cosa fare quando qualcuno mostra i segni delle patologie da calore, come contattare i soccorsi, quali misure di primo soccorso attuare in attesa dell'arrivo dei soccorsi.

Tutti i lavoratori devono essere messi a conoscenza del piano e devono essere in grado di riconoscere i sintomi legati allo stress termico. I lavoratori che presentino l'insorgenza di patologie da calore devono cessare immediatamente di svolgere le attività che stavano svolgendo, rinfrescarsi bagnandosi con acqua fresca e bere acqua potabile.

  1. Identificare misure specifiche per i lavori in ambienti al chiuso. I luoghi di lavoro in ambienti chiusi possono essere raffreddati con l’utilizzo del condizionatore o, in alternativa, se la temperatura dell’aria è inferiore alla temperatura media corporea (circa 35°C), del ventilatore. È importante ricordare che i ventilatori meccanici accelerano soltanto il movimento dell’aria ma non abbassano la temperatura ambientale.

Altri metodi per abbassare la temperatura ambientale includono l’utilizzo di schermi riflettenti per l’allontanamento del calore radiante e l’isolamento termico degli infissi. Se sono presenti macchinari/superfici calde si possono posizionare schermi protettivi fra il lavoratore e le sorgenti radianti eventualmente presenti.

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